La Via Romea dei Guidi
Itinerario compreso nella VIA ROMEA GERMANICA
Abbiamo rifatto vivere un cammino medievale affascinante, attraverso una parte della Romagna e della Toscana estremamente selvaggia, suddiviso in 11 tappe per un totale di 205 km., con una particolare ricerca di collegamento fra i complessi monastici della zona, come la Pieve in Ottavo di Brisighella, l’Abbazia di Santa Reparata a Marradi, l’Eremo di S. Barnaba a Gamogna, l'Abbazia di San Giovanni Battista in Acereto a Lutirano, l’Abbazia di San Benedetto in Alpe, l’Eremo ed il Monastero di Camaldoli ed infine il santuario francescano della Verna.
Le antiche strade romane che scavalcano l’Appennino videro nel Medioevo un andirivieni fitto e costante: genti da tutti i paesi, anche dalle lontane terre del Nord e dell’Est europeo andavano a Roma; passato in qualche valico il bastione delle Alpi, disperse in rivoli nella grande pianura del Po, affrontavano poi l’ostacolo insidioso degli Appennini.
Chi veniva da Occidente scendeva per la via Francigena; gli ungari e i tedeschi avevano la loro strada, la “melior via” per Roma, che chiamavano “Teutonica” , o anche “Germanica”, o “di Alemagna”. I percorsi erano tanti, l’importante era calarsi fino alla vetusta Via Emilia, potente traversa messa dai Romani a tagliare di netto il centro nord della penisola.
Di lì, si poteva scegliere e una scelta poteva essere anche nel territorio di Marradi un’area propizia al passaggio e alla sosta. Qui, un’estesa fioritura di monasteri e di “hospizi” consentiva accoglienza, protezione e cura per chi giungeva.
Nel periodo storico fra il IX ed il XIV secolo in cui si sviluppano i passaggi dei romei attraverso l’Appennino e la Toscana nord orientale fiorisce la Famiglia dei Guidi, Conti palatini di Toscana, che ebbero un vasto stato patrimoniale, e dominarono su gran parte della Romagna e Toscana.
In un diploma di Federico Barbarossa del 1164 sono confermati a Guido Guerra tutti i possessi della Romagna e della Tuscia e tutte le regalie e i diritti giurisdizionali sulle stesse terre. Molti di questi possedimenti si trovavano nella fascia Appenninica come Modigliana, Brisighella, Marradi, Portico, San Benedetto, Dovadola, Porciano con castelli e Abbazie sotto il loro Patronato.
Questi grandi signori dell’Appennino, incrementarono il movimento di uomini e merci da una parte all’altra dei versanti toscano, emiliano e romagnolo avendone tutto da guadagnare con la riscossione dei pedaggi. In questa “politica stradale” i Guidi non agirono da soli ma si appoggiarono ai monaci Vallombrosani e Camaldolesi.
I Vallombrosani si dedicarono alla costruzione di ponti e di hospitalia contribuendo sicuramente al ripristino della vecchia “Faventina” godendo, in questo caso, anche dell’appoggio di un’altra grande famiglia dell’Appennino: gli Ubaldini, grandi avversari dei Guidi.
I Camaldolesi contando invece sull’aiuto dei Guidi migliorarono le vie di comunicazione verso Gamugno, Acereta, nella valle del Bidente e del Montone.
Itinerario riconosciuto dalla Associazione Italiana Vie Romee, è censito sulla carta Club Alpino Italiano sez. di Firenze -01-Appenniono Fiorentino, ediz 2018.